lunedì 20 dicembre 2010

Il grande giorno del traghettatore


di Marco Tarozzi

Un pranzo veloce e fuori orario, nel primo ristorante a portata di mano che ancora accetta clienti alle due e mezza del pomeriggio. Da via della Zecca a via Montegrappa, due passi a piedi per respirare l’aria di Bologna e raccogliere i primi consensi. Perché la notizia si è sparsa e lui, Giovanni Consorte, oggi si sente decisamente a suo agio nei panni del salvatore delle sorti rossoblù.
«È stata una trattativa lunga e complicata, più di quanto pensassi. Ieri sera, tardissimo, abbiamo finito il lavoro di un mese. Devo dire la veirtà? Non pensavo di arrivare a questo livello di problematiche. Ma non conta più. C’è l’accordo. Ora il Cda potrà approvare il bilancio al 30 giugno, poi l’assemblea dei soci ratificherà l’aumento di capitale».
Tutto previsto per la stessa data: giovedì prossimo, 23 dicembre. Intanto, ci si guarda in faccia tra quelli che hanno sposato la causa. E lui, l’uomo che ha traghettato il Bologna verso Massimo Zanetti, ci sarà.
«Mi hanno quasi obbligato. Domani (oggi per chi legge, ndr) ci sarà la riunione di Bologna 2010, la newco che sarà azionista di controllo del Bologna Fc 1909. E anch’io penserò in che misura essere presente».
Zanetti entrerà col 35% delle quote. Gli altri avranno percentuali minori, ma Consorte non ha abbandonato l’idea di una sorta di public company che coinvolga i tifosi per una quota totale intorno al 5%. C’è da pensarci, e soprattutto da organizzare un progetto. In questa domenica col freno finalmente tirato, il grande manovratore dà un’occhiata a tutto ciò che è successo. Colpi di scena, e di coda, inclusi.
«Momenti difficili ce ne sono stati. Non riuscivo a capire come chiudere la partita con l’interlocutore, ma non è che sia mai stato disperato o sconfortato. Era importante andare avanti, per il Bologna e per la città. E anche per salvare qualche centinaio di posti di lavoro, aggiungerei. Ma ora non dite che è merito di Consorte: a Multimedia ci siamo impegnati in tanti, perché questa operazione andasse in porto».
L’interlocutore, appunto. Sergio Porcedda ci ha provato fino all’ultimo. Sembrava deciso a cercare chiunque non si chiamasse Consorte.
«Ha sperato fino all’ultimo in altre soluzioni, più convenienti per lui. Ha fatto la sua gara... Ma di altri tentativi sarebbe sterile e inutile parlare. Era chiaro da subito che per salvare il Bologna occorrevano 13 milioni cash, e che prima bisognava sistemare i debiti pregressi della società. A questo hanno pensato Porcedda e Menarini. Il presidente verserà 7,6 milioni, quanto era il suo debito, Menarini ne metterà altri 4. Tramite immobili. Questo era un passo necessario per chiudere il bilancio, ora la ricapitalizzazione sarà interamente a cura della newco».
Non è stato semplice. Negli ultimi tre giorni, il lavoro è stato intensissimo. Nonostante Porcedda giocasse su più tavoli. Inseguendo Mian, ricevendo (sabato pomeriggio) Claudio Sabatini.
«Le preoccupazioni più grandi le ho avute all’inizio dell’avventura. Era un’impresa chiudere il bilancio al 2010 e rendere espliciti i crediti. Abbiamo risolto tutto, in fondo a questi tre giorni, all’1.30 di domenica, quando è arrivato l’ultimo documento. Con un’appendice, un’ulteriore mini-trattativa che ci ha fatto chiudere alle 13.50».
Il futuro è adesso. «E il Bologna dovrà iniziare a parlare con altri interlocutori. Il Comune, i fornitori di servizi. Deve fare un buon bilancio, rispettando la regola secondo cui il costo di tutto il personale non può superare il 60% dei ricavi. Deve chiudere senza utilizzare i diritti Sky del 2011-12. Il nuovo stadio? Non è rilevante, personalmente credo che il Dall’Ara sia un grande impianto, e credo negli stadi in città. Ma scrivetelo: questa è un’operazione di amore verso il Bologna, non c’entrano nè la politica nè gli interessi immobiliari».

L'Informazione di Bologna, 20 dicembre 2010

domenica 19 dicembre 2010

Sabatini: il blitz e la rinuncia


di Marco Tarozzi

L’ultimo blitz. Perché il tempo è tiranno e perché, evidentemente, qualcosa non ha convinto Claudio Sabatini, che consigliato dai suoi consulenti ha deciso di non portare l’affondo decisivo, quello che avrebbe ribaltato ancora una volta (e definitivamente) lo stato delle prove. Però ci ha provato, Sabatini, eccome se ci ha provato a comprare il Bologna. Ieri, a mezzogiorno e tre quarti, è partito in treno per Roma e dalla capitale ha preso il volo per Cagliari, dove Sergio Porcedda era ad attenderlo. Il presidente rossoblù lo ha accolto come chi sa di avere ormai poche vie d’uscita rispetto alla soluzione-Consorte. Perché è inutile girarci intorno, questo è il quadro: di vendere il Bologna alla newco messa in piedi da Intermedia, Porcedda non ha (o non avrebbe) nessuna intenzione. Lo farà, giunti a questo punto, ma obtorto collo. Sempre che non abbia altre strade aperte, nel qual caso cercherà di allungare i tempi fino al limite massimo. L’impressione è che di conigli nel cilindro non ce ne siano più: ieri a Porcedda ne sono sfuggiti due, belli grossi. Ha visto dissolversi l’ipotesi Mian e ha passato un pomeriggio di vane ricerche d’intesa con Sabatini.
La seconda era la strada meno dissestata, perché Sabatini ci credeva davvero, e lo dimostra il blitz in Sardegna, dal quale pensava di poter tornare con in mano una notizia clamorosa. Con in mano il Bologna, per capirci. Invece, alle nove e mezza di sera il patron della Virtus era in aeroporto, in attesa di imbarcarsi per il volo di ritorno, con una sola parola sulla punta delle labbra: «Niente».
Niente, l’affare non si è fatto e la sensazione è che questa volta Sabatini non tornerà all’attacco. Ha profuso energie, si è speso. Se era a Cagliari, aveva certamente anche le spalle abbastanza coperte per tentare l’assalto finale. Casale era, ed è, con lui in questa partita. E a quanto si sa, la cordata aveva aggiunto pezzi preziosi per la causa. Qualcosa si è inceppato durante la maratona con Porcedda. «I miei consulenti mi hanno sconsigliato», si è limitato a commentare Sabatini.
Prima a gettare la spugna era stato Maurizio Mian. Che a parole ha ribadito la propria estraneità ai fatti: «A Bologna se ne dicono tante, la situazione è confusa. Ma per il bene di tutti, e della società, occorre serietà. Io non c’entro. Una lettera d’intenti lunedì? Lo smentisco, non sono nemmeno vicino. A me Bologna piace, lì ho amici che mi chiamano, mi tengono informato e a me interessa capire quel che succede. Ma mi sembra che Consorte sia una persona capace. Sì, è vero, mercoledì scorso ero a Roma, qualcuno lo ha saputo e ha collegato, ma ero lì per questioni mie, non per il Bologna. Fidatevi: lunedì non ci sarà nessuna offerta. Anzi, io dico che lunedì, forse anche prima, il Bologna avrà già un nuovo proprietario. E sarà la scelta migliore».
Al di là delle dichiarazioni, pare ci fosse già un appuntamento in sede notarile, al quale Mian non si sarebbe presentato. La sua proposta, a cui Porcedda avrebbe fatto fronte con immobili, era di tre tranche da dieci milioni. Ma senza liquidità immediata. Come non detto.
A margine torna a muoversi il Barclays Fund, e ci sarebbe un ritorno di interesse del gruppo Tommy Hilfiger, presentato dall’ex tennista Gianni Ocleppo, oggi imprenditore. Ma è contorno: senza Sabatini, è fuga della cordata Consorte-Zanetti. La più vicina al traguardo.

L'Informazione di Bologna, 19 dicembre 2010

(foto di Andrea Pesci)

martedì 14 dicembre 2010

Venuste, campione di pace


Marco Tarozzi

Il valore del campione è stato assoluto. Quello dell’uomo lo è anche di più. Venuste Niyongabo non si è mai fermato appena dopo il traguardo, e a quella medaglia olimpica vinta alle Olimpiadi di Atlanta, nel ‘96, in una gara dei 5000 metri che è passata alla storia, ha dato ancor più valore col tempo, quando è uscito definitivamente dalle piste. Per il suo paese, il Burundi, è un eroe nazionale: avrebbe potuto vivere di rendita su questa gloria, invece l’ha trasformata in azioni concrete per dare un futuro ai ragazzi d’Africa.
Venuste, che da anni si è radicato sotto le due torri, facendo di Bologna e dell’Italia la sua seconda patria, una settimana fa era a Monaco, al quarto Forum organizzato dalla fondazione internazionale “Peace and Sport”. Accanto al principe Alberto di Monaco, che ha aperto i lavori, e a campioni che hanno fatto la storia dello sport come Sergei Bubka, Paula Radcliffe, Christian Karembeu, Wilson Kipketer. Molto più che tesimonial. Questa organizzazione onlus, creata tre anni fa da Joel Bouzou, campione olimpico e mondiale di Pentathlon Moderno, ha coinvolto una cinquantina di stelle di varie discipline sportive che si impegneranno concretamente per dare un futuro ai ragazzi dei loro paesi d’origine.
“Ogni “campione della pace” ha una missione precisa, - racconta Venuste. - Io, per esempio, ho il compito di trovare risorse, interesse e anche finanze nel territorio compreso tra Burundi, Tanzania, Repubblica del Congo e Rwanda. Soprattutto nelle zone di confine, per sviluppare cooperazione e integrazione. Sto cercando di far partire un progetto sportivo che consenta di creare biblioteche e una sala di studio per orfani nel mio paese. Andrò nei villaggi per cercare di trasmettere un’educazione sportiva a ragazzi che vivono in condizioni di difficoltà, e in paesi in cui un messaggio di pace vale tanto”.
Ha le idee chiare, Niyongabo. Ed è coinvolto nell’operazione in modo totale. “Per me significa molto. Quattordici anni dopo quella vittoria alle Olimpiadi, ho l’occasione e l’opportunità di essere al servizio del sociale. Nella vita ho avuto la fortuna di avere successo in una disciplina che amo, ritrovarmi in questa nuova veste è fantastico. Significa avere la possibilità di fare qualcosa oltre il gesto sportivo, e in qualche modo oltre se stessi. Non è solo una storia di sport, ma anche di socialità, integrazione. Nella mia terra c’è molto da fare: costruire una democrazia è bello, ma senza alfabetizzazione è un lavoro lasciato a metà. Per questo sarò spesso in Africa, nel 2011. Aiutare è fantastico, esserci molto di più"

51 stelle dello sport
unite da una grande idea


“Lo sport ha questa capacità incredibile di unire i popoli, ben oltre le differenze etniche, religiose o sociali” Parola del principe Alberto di Monaco, che lo scorso 2 dicembre ha aperto il quarto Forum di “Peace and Sport”. Parole che questa fondazione ha scelto come motto, perchè sono il senso esatto del suo esistere. L’organizzazione è nata nel 2007 da un’idea di Joel Bouzou (nella foto), oro mondiale di pentathlon moderno nel 1987, a Moulins, che oggi ne è presidente. Ha raccolto subito l’adesione di 45 stelle dello sport mondiale, che oggi sono diventate 51. Oltre a Niyongabo, nel gruppo di questi “campioni della pace” ci sono Bubka, Capirossi, Chabal, El Guerroj, Lomu, Fosbury, Agenor, Fredericks, e tra le donne Freeman, Isinbayeva, Perec, Radcliffe, Vlasic. Una compagnia da grandi emozioni, riunita per agire concretamente per lo sviluppo di progetti nei paesi rimasti indietro nella corsa allo sviluppo, spesso a causa di lunghi periodi di guerra. Il loro messaggio passa attraverso lo sport, ed è fatto di azioni concrete legate al territorio di appartenenza.

L'Informazione di Bologna, 9 dicembre 2010

lunedì 13 dicembre 2010

Quella sfiducia pesantissima



di Marco Tarozzi

Gli incantesimi, prima o poi, si spezzano. È la regola: chiuso il libro delle favole, si torna a fare i conti con la realtà. Tre schiaffoni del Milan e il Bologna si risveglia dentro una sfida già scritta: Ibra e compagni l’hanno impacchettata senza problemi e se la sono portata via. Tra gli applausi del popolo rossoblù a Di Vaio e compagni, perché nessuno poteva chiedere un supplemento di sogni, stavolta.
La testa, del resto, è altrove. Mica quella dei giocatori, o almeno non solo quella. Lo sanno tutti che la partita che conta davvero si gioca oggi. O meglio, da oggi. Perché qui da troppo tempo ogni mattina sembra quella decisiva, e ogni sera rimanda alla mattina successiva. Sarebbe anche un bell’esercizio per tenere in tensione l’ambiente, non fosse che il tempo è quasi scaduto e che c’è di mezzo la pelle del Bologna.
E insomma, oggi: arriverà la proposta della cordata assemblata da Consorte, ci saranno pressioni perché venga convocato il Cda della ricapitalizzazione e della svolta annunciata nel nome di Zanetti. Ma arriverà anche, a quanto pare, l’arrocco di Porcedda, che si è messo in testa di risolverla personalmente, questa faccenda. Di raddrizzare la barca dopo averla fatta incagliare contro gli scogli. Dopo tante promesse, si può solo aspettare: poche ore e sapremo se davvero ci sarà un colpo di coda. E se Porcedda ha fatto bene i suoi conti: nel calcolo, deve mettere anche una squadra che ha votato una mozione di sfiducia per voce del suo uomo più rappresentativo. Che non accetta più promesse e non tollera più errori.

L'Informazione di Bologna, 13 dicembre 2010

lunedì 6 dicembre 2010

Nessuno tradisca questo gruppo


di Marco Tarozzi

Tutti contro tutti, scrivevamo due settimane fa. Nulla è cambiato. Se c’è fermento nell’imprenditoria bolognese, di sicuro non c’è unità. Se c’erano due fazioni, ora anche quelle, se possibile, si sono frammentate. Consorte è pronto a rimettere il mandato, la mediazione tra quelli che stanno con Menarini e quelli che hanno scelto Sabatini se l’è accollata Silvino Marras. Che pure rilancia battendo altre strade, dentro e fuori i patrii confini. E intanto il tempo corre, e la corda intorno al collo del derelitto Bologna si stringe.
E come reagisce, il derelitto Bologna? Come spesso fanno i condannati senza colpe: con orgoglio. Quello di un gruppo di giocatori che si batte senza stipendio (niente demagogie facili, per favore) e senza paura e fa quadrato intorno a un capitano tutto cuore, a un impareggiabile Marco Di Vaio. Quello di Alberto Malesani, che ha ritrovato, nella difficoltà, lo smalto dei tempi migliori, il “coraggio di essere”.
Il Bologna va in campo, lui sì, contro tutto e tutti. A Cesena ha recuperato in novanta minuti perfetti quello che gli errori di Porcedda gli hanno tolto e gli toglieranno. Un gruppo da applausi che merita rispetto. Invece gli passano sopra, e intorno, le cannonate di una guerra che, se continua, rischia di non trovare vincitori.

Cesena-Bologna 0-2
L'Informazione di Bologna, 6 dicembre 2010

(foto di Roberto Villani)