venerdì 10 agosto 2012

PADRE COLM, IL MAESTRO DI RUDISHA



“Il segreto? Sta nel fatto che tu pensi ci sia un segreto”. No padre Colm, così è troppo facile. Non può essere così che si diventa leggenda, che si coltivano leggende.
Niente da fare. Non lo smuovi, quel missionario irlandese che ha vissuto in Kenia trentasei dei suoi sessantatrè anni, aiutando i ragazzi ad esprimere il loro talento attraverso la corsa.
Pensare che Colm O’Connell era arrivato alla scuola di St. Patrick, a 2400 metri d’altezza, per insegnare geografia. E’ finita che ha insegnato atletica a Peter Rono, il suo primo gioiello, oro a Seul negli 800 metri, e poi a Wilson Kipketer, Matthew Birir, Reuben Kosgei, Ibrahim Hussein, via via fino a questo fenomeno chiamato David Rudisha.
“Avevo ventisei anni, mi appassionava il calcio e dell’atletica avevo una conoscenza da bar”. Ma una cosa, dell’atletica, la capì al volo. La sua forza aggregatrice, la capacità di portare sorrisi a bambini in cerca di serenità. Così, quando Peter Foster, il fratello del grande Brendan, gli chiese di portare avanti un progetto che lui aveva lanciato, non ci pensò due volte. “Non sapevo niente, ho imparato guardando il talento di questi ragazzi”.
E studiando, naturalmente. Perfezionandosi. Diventando coach a tempo pieno e a tutti gli effetti. La prima gioia gliela portò Peter Chumba, oro ai Mondiali juniores dell’86 nei 10mila metri. Ne sono arrivate a decine, dopo. Tutte emozioni forti, tutte indimenticabili.
La missione non è solo quella di insegnare tecnica e tattica di corsa. E’ dare a questi ragazzi una possibilità di riscatto, è costrure campioni senza abbandonare per strada quelli che non arrivano in alto. E’ anche organizzare il dopo, ovvero la gestione del successo e soprattutto dell’inatteso benessere, qualcosa di unico in un paese in cui il reddito medio è di 100 dollari al mese.
Padre O’Connell non si sente un guru: “Ho studiato libri che mi facevo spedire dall’Europa, e ho avuto la fortuna di veder correre questi ragazzi che hanno un dono…”
L’ultimo si chiama David Rudisha, e quel dono lo ha srotolato sulla pista olimpica di Londra. Due anni fa, a Rieti, padre Colm diceva “questo ragazzo è maturo per correre gli 800 metri in cento secondi. Sarà il primo a riuscirci”.
Adesso sappiamo tutti che è la pura verità.





Marco Tarozzi