domenica 3 ottobre 2010

BENSI, IN VIAGGIO VERSO LONDRA


di Marco Tarozzi

Non gli piaceva, il nuoto. Proprio non lo digeriva. In vita sua, Nicolò Bensi di sport ne aveva masticato parecchio. Undici anni di basket giocato a buoni livelli, tanto motocross con gli amici, una passione per il calcio. Ma il nuoto, lasciamo stare. «Stavo a galla, ecco tutto. Ma non mi prendeva. Per me nuotare significava andare a mollo quando il caldo si faceva insopportabile, d’estate».
Questa, però, era l’altra vita. Prima dell’incidente. Quel sabato di settembre del 2004 Nicolò era un ragazzo felice. Aveva 19 anni e due giorni prima aveva superato il test di ammissione alla scuola di fisioterapista. Mentre sognava il futuro, si trovò a fare i conti col presente. Una caduta, proprio su una pista di motocross, gli cambiò di colpo la vita. All’ospedale gli fecero capire che avrebbe dovuto passare tutta la vita su una carrozzina.
«Buio, naturalmente. I primi giorni avevo un senso di spaesamento, più che di rabbia. Il primo passo in avanti lo feci quando mi dissero che per diventare fisioterapista non tutto era perduto. Ne parlai col professor Gasbarrini, che mi aveva operato. Mi disse: si può fare. E non lo faceva per tenermi su di morale. Ci credeva, e mi riaccese l’entusiasmo».
Nove mesi a Montecatone, per imparare a usare la carrozzina, poi altri cinque persi per un’operazione all’anca. E finalmente la rinascita. La scuola, che lo aveva aspettato, gli riaprì le porte. E nell’estate del 2009 Bensi è diventato il primo disabile laureato in Fisioterapia in Italia. «Oggi lavoro al centro regionale di Corte Roncati. Mi accorgo di entrare in fretta in empatia coi pazienti. Forse li aiuta sapere che il loro dolore lo conosco, che ci sono passato anch’io».
Il nuoto è tornato in scena proprio nei giorni della riabilitazione. «Ho visto che in acqua tutto andava meglio, senza la gravità sono come gli altri. recuperavo fisicamente, la schiena non mi faceva più male. Poi, all’improvviso, è scoccata la scintilla»
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Passione pura. Cresciuta dentro una società, l’Atletico H, che cresce e si prodiga per dare opportunità ai suoi atleti (l’ultima in ordine di tempo: la collaborazione triennale avviata col main sponsor Manutencoop Facility Management), alimentata da un tecnico preparato come Daniele Naldi. «Un appassionato vero, che ti trasmette quello che prova per questa disciplina. Non puoi non sentire quelle vibrazioni. Ora ci sono dentro, coinvolto completamente, e ho raggiunto traguardi che un paio di anni fa nemmeno avrei immaginato». La finale mondiale dei 50 rana a Eindhoven , per esempio. Lì, per la prima volta, Nicolò si è trovato faccia a faccia con i migliori della specialità. «Sono arrivato ottavo, e magari pensavo a qualcosa di meglio. Ma è stata una grande esperienza, che mi servirà. Sto crescendo, nei 50 farfalla ho migliorato il personale di dieci secondi in due mesi. Poi, in quella piscina ogni volta che mi guardavo intorno era pelle d’oca. Intorno c’erano tremila persone, c’era la tv a riprenderci. Una cosa nuova e enorme, per me».
Eppure, questa rassegna iridata è stata solo una tappa. Ormai Nicolò ha alzato il tiro, e l’obiettivo è più lontano nel tempo. «Dovrei nascondermi e dire che di qui alla Paralimpiade di Londra c’è tempo? Sarei bugiardo. Certo che punto a quel traguardo, e non voglio arrivare là solo per partecipare. Mi alleno otto volte a settimana, d’estate addirittura dodici. Non mi pesa, perché ho un obiettivo davanti. Per uno che odiava il nuoto, non mi sembra poco...»

L'Informazione di Bologna, 29 settembre 2010

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