lunedì 13 aprile 2020

TOCCATA E FUGA DI "BOB IL MATTO"



Talento cristallino, brillò come una meteora nel cielo del basket bolognese, col Gira in Serie A1. Poi scappò per rifugiarsi nella NBA

di Marco Tarozzi

Chi se lo ricorda, Bob Elliott? A Bologna, quelli che avevano già il tarlo del basket a metà degli anni Settanta, quando finita l’era dei duelli tra il Barone Schull e Kociss Fultz, e passato lo scudetto “vent’anni dopo” della Virtus, quello del ’75-76, firmato da Dan Peterson in panchina e Terry Driscoll in campo, alla ribalta del massimo campionato si era affacciata una terza forza bolognese. Accanto a Virtus e Fortitudo, anche il vecchio Gira tornava a riveder le stelle, e faceva dannatamente sul serio. In due annate, era passato dalla B alla A1 con un percorso quasi immacolato, 30 vittore in 31 gare nella prima stagione con Zuccheri coach, poi 17 su 22 in A2 con la conquista della poule-scudetto dove arrivò anche il successo sulla Virtus (79-75). Si presentava sulla grande ribalta dopo dodici anni (l’ultima apparizione in quello che allora era il torneo Elette risaliva alla stagione 1964-65).

TORNA IL GIRA – Dunque, ai nastri di partenza della stagione 1977-78 c’è il glorioso Gira con uno sponsor arrembante, Fernet Tonic, un condottiero scafato come Beppe Lamberti, un capitano carismatico come Renzo Bariviera. E nel gruppo ci sono Meo Sacchetti, ventiquattrenne, Dante Anconetani, un giovanissimo Marco Santucci. C’è l’americano Steve Hayes, pivottone di 213 centimetri arrivato dalla Idaho State University.
E poi, dopo un’estate in cui si è parlato anche troppo di contatti con due assi come Tom Lagarde e Alvan Adams, ecco che arriva lui, Robert Alan Elliott, detto Bob. Ventidue anni, nato ad Ann Arbor, nel Michigan, e uscito fresco dall’Università dell’Arizona. Con I colori dei Wildcats ha lasciato un bel ricordo: ha trascinato la sua squadra al successo nella Western Athletic Conference, nella quale per tre stagioni è stato eletto nel team ideale, approdando per ben due volte nel torneo NCAA. Abbastanza per farsi notare dalla Nba: I Philadelphia 76ers lo scelgono al secondo giro del Draft col numero 42, ma lo giudicano ancora acerbo per il grande salto. E lui sceglie la strada dell’Europa, dell’Italia e di Bologna, approdando nella terza squadra di Basket City, neopromossa e ambiziosa.


GENIO E SREGOLATEZZA – E infatti la stagione parte alla grande. La prima di campionato fa impazzire un palazzo pieno. E’ sabato, giorno fissato per le gare casalinghe del Fernet Tonic, e la società ha sposato la politica dei biglietti gratuiti per gli studenti. Sono (siamo) in tanti, a vedere quel debutto. Bariviera e compagni spazzano via Cantù, e gli eroi di giornata sono proprio Hayes, 37 punti, e Elliot, 34. Bob fa scintille, anche in allenamento: il suo repertorio di schiacciate, rimbalzi, palle recuperate è un incantesimo, si intuisce che sa parlare un’altra lingua, quella dei talenti puri. Ma ben presto il carattere si rivela un limite, e il rapporto con gli italiani del gruppo si incrina. Nel derby con la Virtus, Elliott contesta la decisione di un arbitro lanciandogli addosso la tuta: espulsione immediata, e a seguire multa di 8mila dollari. Nel corso di un’altra partita, reclama per un fallo subito ma l’arbitro ha una visione diametralmente opposta, e penalizza lui. Invece di tornare in panchina, Bob fa alzare un tifoso nel parterre e si mette a sedere al suo posto, a braccia conserte. Tocca a Persiani, il direttore sportivo, andare a recuperarlo. E poi c’è la vita fuori dal basket. L’Italia gli va stretta, ma in qualche modo si adatta alle notti bolognesi, per non farsi prendere dalla malinconia.

TORNANDO A CASA – E’ il 16 marzo, quando un comunicato della società ufficializza quello che era nell’aria da qualche tempo. Bob Elliott proprio non lo capisce, questo basket. In Italia ha trovato, assicura, arbitri con un metro diverso dal suo, e tifosi avversari che più che tifare per I loro beniamini si accaniscono contro I giocatori avversari. Non ha legato, “Bob il matto”. Fa le valigie in fretta e furia, e all’aeroporto di Malpensa incrocia la Virtus al completo, di ritorno da una trasferta, e a Elvis Rolle che lo guarda incredulo spiega tutto in due parole. “Back home”.
Fine dell’avventura, mentre il Fernet Tonic ha spento da tempo le luci di una stagione che prometteva ben altro, e chiuderà in fondo alla classifica in compagnia della Fortitudo, con 6 vittorie e 16 sconfitte, anche se poi non rischierà nulla in poule retrocessione. I numeri di Elliott, che non tengono conto dei chiari di luna, sono più che dignitosi: 23 partite con 447 punti, alla media di 19.4 a gara, una decina di rimbalzi meno di Chuck Jura ma migliore del campionato per media/gara, 12.9. Che ci fosse del talento, dentro quella testa, nessuno lo metterà mai in dubbio.


LE LUCI DELLA NBA – Negli States, si aprono finalmente le porte della NBA. Bob Elliott ci resterà tre stagioni, fino al 1981, sempre con il numero 55 dei New Jersey Nets, facendo bene la sua parte: alla fine 141 partite giocate con 16,5 minuti, 7 punti e 3,6 rimbalzi per gara, e un high score di 22 punti. Infine, dopo una stagione in CBA con I Detroit Spirits, chiuderà la carriera ad alti livelli ad appena ventotto anni.
In tasca una laurea in Contabilità e Finanza, Elliott non si è mai staccato dal mondo del basket. Presidente per un lungo periodo della Retired NBA Players Association, la sua voce ha accompagnato dal 1999 al 2003 le versioni del videogioco NBA Live. Vive a Tucson, in Arizona, dove è coinvolto in molte iniziative di solidarietà. E’ un musicista apprezzato, e nel 2014 ha anche scritto (insieme all’ex compagno dis quadra Eric Money) il libro “Tucson, a basketball town”, che racconta la storia del basket alla University of Arizona e quella di Fred Snowden, che nel 1972 divenne il primo coach afroamericano di una squadra universitaria. Quattro figli, dieci nipoti, una vita felice. Nella quale, cosa rara per gli americani di quell’epoca, c’è poco spazio per il ricordo di BasketCity. Mentre qui, nonostante sia stata una meteora, sono in molti a ricordare il suo talento.

Più Stadio, 8 aprile 2020







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