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| La formazione del 1923 |
Le avversarie del Bologna in Europa League
- 6a puntata -
Fu Manuel de Castro, affermato giornalista
sportivo e allenatore, a ispirare l’unione dei due club preesistenti a Vigo nel
1923. Nel 1971 la prima Europa, nel 2000 la vittoria in Intertoto
di
Marco Tarozzi
Benvenuti in un’altra Spagna. Niente coste mediterraneee,
flamenco e paella, ma questa terra di nord-ovest chiamata Galizia, dove la
musica è nel vento e nelle onde che si infrangono sulle rocce, sempre più in là
fino a Cabo Fisterre, la “fine del mondo” che affascina. Spazi poco popolati,
parchi, un’eco di cornamuse lontane perché questa è terra celtica da tempi
lontanissimi. Vigo è la città più popolosa, pur non essendo nemmeno capoluogo
di provincia: un porto immenso e di fronte un gioiello naturale come le Islas
Cies, a pochi minuti di traghetto. C’è uno scenario quasi portoghese, e infatti
Porto è a due ore di pullman. C’è Santiago de Compostela, mèta di milioni di
pellegrini ogni anno, nemmeno cento chilometri più a nord. E c’è una squadra
che è l’orgoglio degli appassionati, protagonista di appassionati derbies col
Deportivo La Coruna: il Celta Vigo, team de “los Celestes”.
FONDATORE. A
farla nascere, in una città che ha raccolto presto le suggestioni del calcio
inglese, grazie a quel porto che è una finestra aperta sul mondo, serve
l’intuizione di un uomo che sa fare molte cose: giornalista sportivo,
fotografo, allenatore e selezionatore di squadre di calcio. Manuel de Castro,
detto “Handicap”, è stato uno dei primi calciatori della Galizia, e già dal
1915 ha lanciato l’idea di una fusione tra i club cittadini, per costituire una
società davvero competitiva. Non è uno qualunque: amministratore, caporedattore
ed editorialista del quotidiano “Faro de Vigo”, ha fondato il periodico “Vida
Deportiva”. Alle Olimpiadi di Anversa,
la rappresentativa spagnola che aveva debuttato conquistando la medaglia
d’argento, era stata selezionata con una serie di provini al campo Coya di
Vigo, e “Handicap” era nella triade che aveva fatto le scelte. È una voce
autorevole, la sua, e viene ascoltata: il 12 luglio 1923 i dirigenti di Real Vigo Sporting
e Real Club Fortuna fanno proprio il suo motto, “Todo por y para Vigo” (“tutto
da e per Vigo”) unendosi e subito cercando il nome del nuovo club. Alla prima
riunione escono parecchie alternative: Real Unión de Vigo, Club Galicia, Real
Atlántic, Breogán, Real Club Olimpico. Ma la scelta finale le bypassa tutte:
nasce il Real Club Celta, che richiama le radici di un popolo e di una cultura
antichi. Il primo presidente è Manuel Bárcena de Andrés, il primo allenatore
l’inglese Francis Cuggy. Negli annali resta la prima sfida amichevole contro i
portoghesi del Boavista: una vittoria trionfale, 8-2.
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| Manuel "Handicap" de Castro |
SALITA. Il colore sociale è rosso fuoco, ma di lì a un anno lascia il posto all’azzurro che ha chiari riferimenti galiziani, e creerà il mito de “los Celestes”. Subito arrivano tre successi nel campionato regionale della Galizia, e c’è spazio anche per i primi “derbies” col Deportivo La Coruna, che alimenteranno una storica rivalità, perché entrambi i club non si affacciano alle massime serie nazionali fino al 1928, l’anno in cui viene inaugurato lo stadio che sarà sempre casa per squadra e tifosi: il Balaidos, che in galiziano significa “campo libero”. La salita, per il Celta, dura fino al 1936, quando fatta incetta di titoli regionali arriva la storica promozione in Primera Division, fatica annullata dall’arrivo della guerra civile, che ferma anche lo sport.
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| Primi derby col Deportivo La Coruna |
EUROCELTA. Il debutto
arriva tre anni dopo, e da lì in avanti è un’altalena di cadute e risalite.
Fino alla prima storica qualificazione in Coppa Uefa, nel 1971. L’Europa
tornerà a entrare nella storia del club nella stagione 1998-’99, e da lì in
avanti le buone prestazioni continentali (per esempio un anno dopo, con i
quarti di Coppa Uefa raggiunti eliminando il Liverpool) gli varranno il titolo
simbolico di “Eurocelta”, festeggiato con la conquista dell’Intertoto nel 2000,
due anni dopo il Bologna.
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| La squadra con la bandiera della Galizia nel 1977 |
DRAMMA. In mezzo,
il Celta Vigo ha vissuto anche uno dei giorni più tragici della storia del
calcio spagnolo. Il 20 ottobre 1988 un tentativo di rapina nella sede, in pieno
centro a Vigo, finì in modo drammatico: il Ds Joaquìm Fernandez Santomé, per
tutti Quinocho, già bandiera in campo e anima della scelta del Balaidos tra le
sedi del Mondiale ’82, reagì e fu pugnalato mortalmente, morendo pochi minuti
dopo. I rapinatori furono arrestati pochi giorni dopo. Il complice che guidava
la Vespa su cui erano fuggiti era stato “canterano” del Celta: aveva suggerito
e pianificato il furto.
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| Sui giornali la notizia della morte di Quinocho |






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