martedì 14 dicembre 2010

Venuste, campione di pace


Marco Tarozzi

Il valore del campione è stato assoluto. Quello dell’uomo lo è anche di più. Venuste Niyongabo non si è mai fermato appena dopo il traguardo, e a quella medaglia olimpica vinta alle Olimpiadi di Atlanta, nel ‘96, in una gara dei 5000 metri che è passata alla storia, ha dato ancor più valore col tempo, quando è uscito definitivamente dalle piste. Per il suo paese, il Burundi, è un eroe nazionale: avrebbe potuto vivere di rendita su questa gloria, invece l’ha trasformata in azioni concrete per dare un futuro ai ragazzi d’Africa.
Venuste, che da anni si è radicato sotto le due torri, facendo di Bologna e dell’Italia la sua seconda patria, una settimana fa era a Monaco, al quarto Forum organizzato dalla fondazione internazionale “Peace and Sport”. Accanto al principe Alberto di Monaco, che ha aperto i lavori, e a campioni che hanno fatto la storia dello sport come Sergei Bubka, Paula Radcliffe, Christian Karembeu, Wilson Kipketer. Molto più che tesimonial. Questa organizzazione onlus, creata tre anni fa da Joel Bouzou, campione olimpico e mondiale di Pentathlon Moderno, ha coinvolto una cinquantina di stelle di varie discipline sportive che si impegneranno concretamente per dare un futuro ai ragazzi dei loro paesi d’origine.
“Ogni “campione della pace” ha una missione precisa, - racconta Venuste. - Io, per esempio, ho il compito di trovare risorse, interesse e anche finanze nel territorio compreso tra Burundi, Tanzania, Repubblica del Congo e Rwanda. Soprattutto nelle zone di confine, per sviluppare cooperazione e integrazione. Sto cercando di far partire un progetto sportivo che consenta di creare biblioteche e una sala di studio per orfani nel mio paese. Andrò nei villaggi per cercare di trasmettere un’educazione sportiva a ragazzi che vivono in condizioni di difficoltà, e in paesi in cui un messaggio di pace vale tanto”.
Ha le idee chiare, Niyongabo. Ed è coinvolto nell’operazione in modo totale. “Per me significa molto. Quattordici anni dopo quella vittoria alle Olimpiadi, ho l’occasione e l’opportunità di essere al servizio del sociale. Nella vita ho avuto la fortuna di avere successo in una disciplina che amo, ritrovarmi in questa nuova veste è fantastico. Significa avere la possibilità di fare qualcosa oltre il gesto sportivo, e in qualche modo oltre se stessi. Non è solo una storia di sport, ma anche di socialità, integrazione. Nella mia terra c’è molto da fare: costruire una democrazia è bello, ma senza alfabetizzazione è un lavoro lasciato a metà. Per questo sarò spesso in Africa, nel 2011. Aiutare è fantastico, esserci molto di più"

51 stelle dello sport
unite da una grande idea


“Lo sport ha questa capacità incredibile di unire i popoli, ben oltre le differenze etniche, religiose o sociali” Parola del principe Alberto di Monaco, che lo scorso 2 dicembre ha aperto il quarto Forum di “Peace and Sport”. Parole che questa fondazione ha scelto come motto, perchè sono il senso esatto del suo esistere. L’organizzazione è nata nel 2007 da un’idea di Joel Bouzou (nella foto), oro mondiale di pentathlon moderno nel 1987, a Moulins, che oggi ne è presidente. Ha raccolto subito l’adesione di 45 stelle dello sport mondiale, che oggi sono diventate 51. Oltre a Niyongabo, nel gruppo di questi “campioni della pace” ci sono Bubka, Capirossi, Chabal, El Guerroj, Lomu, Fosbury, Agenor, Fredericks, e tra le donne Freeman, Isinbayeva, Perec, Radcliffe, Vlasic. Una compagnia da grandi emozioni, riunita per agire concretamente per lo sviluppo di progetti nei paesi rimasti indietro nella corsa allo sviluppo, spesso a causa di lunghi periodi di guerra. Il loro messaggio passa attraverso lo sport, ed è fatto di azioni concrete legate al territorio di appartenenza.

L'Informazione di Bologna, 9 dicembre 2010

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