giovedì 13 gennaio 2011
"Ducati, meglio tardi che mai"
di Marco Tarozzi
«Meglio tardi che mai. Eccomi qua». Eccole, le prime parole ufficiali del campione in rosso. Valentino Rossi inizia sulle nevi di Madonna di Campiglio la sua nuova avventura in Ducati, e si rimette in gioco. Probabilmente per l’ultima volta. Lo aveva fatto passando da Honda a Yamaha nel 2003, e ne è uscita una storia già diventata leggenda. A trentadue anni, il Dottore ha davanti a sè la grande sfida finale: se riuscirà a portare sul trono della MotoGp l’affascinante binomio Rossi-Ducati, simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo, nessuno potrà chiedergli di più. Sarà nella storia del motociclismo, più ancora di quanto non lo sia oggi, coi suoi nove titoli mondiali. È un compito difficile, e parte in salita. A novembre, dopo i test di Valencia con la Desmosedici in livrea nera per questioni di contratto, Vale è andato sotto i ferri per sistemare definitivamente la spalla malandata. Sapeva che non era un intervento di routine, ma certo non pensava a un cammino di riabilitazione così tormentato.
«Lo ammetto, credevo di arrivare qui in una situazione migliore. Invece ci sono dentro fino al collo, il recupero non sarà brevissimo. Serviranno ancora cinque o sei mesi per tornare al cento per cento, ma se sono qui è perché credo davvero di farcela. Certo, ormai sono un vecchietto. A vent’anni forse sarebbe stato diverso, avrei recuperato più in fretta. Ma questa sfida mi darà forza e motivazioni sufficienti per superare qualsiasi ostacolo. Spero di essere abbastanza in forma per i test di Sepang, a inizio febbraio. Quelli diranno molto sul feeling tra me e la moto».
Sarà dura, ammette. Anche perchè la spalla non ha ancora recuperato la mobilità necessaria. «Tiene, ma non si muove ancora bene, come vedete. Fatico a trovare la postura giusta, e del resto si sa che per le rotture dei tendini i tempi si allungano. Ma che l’operazione fosse ormai improcrastinabile l’ho capito anche a Valencia, quando sono salito per la prima volta sulla Ducati. Ero in condizioni pietose, alla fine. Non avevo più forza nel braccio».
Un calvario, ma fondamentale per mettere i tecnici di Borgo Panigale sulla strada giusta, per aiutarli a capire dove si può trovare un punto d’incontro tra il pilota e la moto. Al resto ha pensato il “guru” di Valentino, Jeremy Burgess, che pareva destinato alla Honda del connazionale Stoner e invece ha seguito ancora una volta il suo pupillo, scommettendo insieme a lui sul futuro. Il tecnico australiano, prima di Natale, ha passato cinque giorni in azienda: una full immersion per approntare una GP11 il più possibile adatta alle necessità del campione.
«Loro stanno facendo un lavoro incredibile, e devo ringraziarli. A questo punto la moto va già forte, sono io che devo guarire in fretta. C’è da lavorare molto in fase di messa a punto. La Ducati è una moto completamente diversa dalla Yamaha, un vero prototipo. A Valencia ho lavorato con la squadra alla ricerca della posizione di guida ideale, ora io e la Desmo dobbiamo trovare un punto d’incontro. Anch’io devo cercare di adattarmi alle caratteristiche di questo gioiello».
Chiede pazienza ai “ducatisti”, il Dottore. Anche a quelli che continuano a nutrire dubbi («Cercherò di conquistarli coi risultati, è l’unico modo che conosco...»). E dà certezze quando guarda al futuro con ottimismo: «Mai pensato di smettere. Credo proprio di potermi permettere ancora qualche stagione al top».
Fa effetto, vederlo finalmente in rosso. Anche se non ha rinunciato al suo amatissimo giallo, nè al motivo “sole-luna” che lo contraddistingue, proprio come il suo talento. Guarda anche alla stagione che verrà, e manda avanti gli altri: «Lorenzo ha dimostrato di essere fortissimo nel 2010, ma nella lotta per il titolo vedo anche Stoner, che alla Honda avrà un motore più potente. Purché riesca ad essere più costante».
Il suo nome lo tiene fuori dai giochi. Sta alla finestra, aspettando di ritrovare la miglior condizione. E aspettando anche la GP11, come tutti noi del resto. Oggi, finalmente, si alzerà il velo. Fine dei misteri e delle attese, la nuova stagione prende davvero il via.
m.tarozzi@linformazione.com
L'Informazione di Bologna, 11 gennaio 2010
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