giovedì 20 gennaio 2011

Virtus, questi 140 anni di gloria



di Marco Tarozzi

Era una sera dannatamente gelida, perché chi dice che gli inverni rigidi sono roba dei nostri tempi non la racconta giusta, o ha perso la memoria. Nevicava, quel 17
gennaio 1871, e intensamente.
Ma quel pugno di uomini non avevano voluto mancare all’appuntamento in un’aula della Scuola Tecnica San Domenico. Loro erano lì perché amavano lo sport, e credevano al valore del suo messaggio, soprattutto per educare le nuove generazioni.
Non potevano immaginare di essere lì anche a scrivere la storia. O forse in qualche modo ci speravano. Erano in sette, quei pionieri. Li guidava Emilio Baumann, un padre della ginnastica italiana. Quella sera, fondarono la Società Sezionale di Ginnastica. Che sarebbe diventata la mitica Virtus.
Sono passati 140 anni, da allora. La Sef Virtus ha attraversato la storia dello sport azzurro. Ha messo in fila grandi talenti, medaglie olimpiche, mondiali, europee, una messe di titoli italiani. Ha formato migliaia di giovani, avviandoli alle discipline sportive. E anche quelli che non sono diventati campioni si porteranno addosso, per sempre, l’orgoglio di essere virtussini.
I primi furono, appunto, i ginnasti e i lottatori. Alcuni di loro entrarono nell’immaginario popolare, esibendosi nelle arene sportive ma spesso anche nelle piazze, alle sagre paesane, nei teatri. Colossi come Achille Montagna (omen nomen), Emilio Benfenati, o il leggendario “Stiancon” (quello che, secondo il dialetto, “spacca - va ” davvero tutto) al secolo Riccardo Giovannini. Nel primo dopoguerra emerse uno dei più grandi talenti dello sport italiano, quell’Adolfo Contoliche rappresentava il “gemello” nostrano del pellerossa statunitense Jim Thorpe, perché eccelleva nella stessa disciplina, il decathlon, e perché era un fenomeno qualunque specialità affrontasse. Uno come lui, che aveva combattuto a Caporetto, non poteva aver paura di alcunché. Giocò a calcio, e aveva un futuro. Ma poi virò sull’atletica, gareggiando in tutte le discipline, al punto da collezionare a fine carriera qualcosa come 24 titoli tricolori, tutti rigorosamente conquistati con una V nera sul petto.
Nella lotta libera, intanto,spopolava Renato Gardini, campione del mondo nel 1915, prima di andare a cercar fortuna in America. Ma ancora l’atletica avrebbe regalato alla Virtus, seconda società sportiva bolognese per fondazione (prima di lei soltanto il Tiro a Segno Bologna, fondato nel 1862) emozioni irripetibili. Nel 1932, a Berlino, nella finale olimpica degli 80 ostacoli c’erano addirittura due stelle nate sulle piste bolognesi, entrambe in grado di fare il grande colpo. Quello che riuscì a Trebisonda Valla, per tutti Ondina, che diventò la prima atleta italiana a vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi, mentre Claudia Testonifinì quarta e fuori dal podio al fotofinish. Sedici anni e una guerra mondiale dopo, toccò a Giuseppe “Pino” Dordonientrare da dominatore nello stadio di Helsinki, conquistando l’oro olimpico della 50 km. di marcia. E l’oro a cinque cerchi lo vinsero anche Adolfo Tunesi e Giuseppe Domenichelli nella ginnastica a squadre: il primo nel 1912, ad Anversa, il secondo sempre a Berlino, nel 1936.
Nel tennis, fuoriclasse puri hanno portato in alto i colori della V nera. Da Vanni Canepele a quelli degli anni d’oro , Orlando Sirola e Beppe Merlo. Il primo veniva da Fiume, era alto quasi due metri e in carriera conquistò 11 titoli italiani, oltre a formare con Nicola Pietrangeli il doppio più vincente del tennis azzurro, con il, successo del Roland Garros nel ‘59 e la finale diWimbledon del ‘56 come fiori all’occhiello. Il secondo, portato a Bologna dal presidentissimo Giorgio Neri, fu quattro volte tricolore e due volte senifinalista agli internazionali di Francia.
La Virtus è fascino, passione, storia ed emozione. È la pallacanestro che in città ha viaggiato tra Santa Lucia, la prima casa, Sala Borsa, PalaDozza e PalaMalaguti, che oggi guarda al terzo millennio da Futurshow Station.
Che ha scritto anche la storia dei canestri, regalandole nomi leggendari. La Sef Virtus è un’idea che piaceva persino a Giuseppe Garibaldi, che lo scrisse in una lettera ai suoi dirigenti(«Sono uno dei vostri»). La Sef Virtus è un ideale che vive, in bianco e nero anche in un mondo a colori, proiettata nel futuro sotto la guida di Cesare Mattei, l’attuale presidente. Ha un futuro davanti, e 140 anni di storia di cui vantarsi.

L'Informazione di Bologna, 17 gennaio 2011

Nessun commento:

Posta un commento