Renato Gardini, campione
della lotta greco-romana con i colori della Virtus, poco più di un secolo fa
scelse l’America per diventare un wrestler da leggenda
di Marco Tarozzi
Renato, dunque, coltiva la sua passione mostrando sul petto, con orgoglio, il simbolo di una società destinata a diventare leggendaria. Ha fatto sue le quattro parole che illustrano, meglio di mille discorsi, il sentimento di chi sta crescendo in quel tempo a casa Virtus: Forte, Franco, Fiero, Fermo. E dagli anni Dieci del secolo scorso, si comincia a fare i conti anche con lui.
RE DI COPPA – Nel 1911, il nome di Renato Gardini finisce sui titoli di tutti i giornali. La Coppa Reale di Pentathlon in quel periodo è diventata la gara di atletica più importante in Italia. Nel programma ci sono corsa veloce, lancio del disco, salto in alto, salto in lungo e lotta greco-romana. Renato trionfa raccogliendo il testimone da Angelo Pedrelli, altro talento virtussino, vincitore della manifestazione nel 1910. E nel 1912 farà il bis, lasciandosi alle spalle proprio Pedrelli. La Coppa Reale è una competizione seguitissima. “Uno scontro tra atleti completi nel vero senso del termine, atleti in grado di sostenere sforzi rilevanti in rapida successione e, necessariamente, di recuperare in breve”, la definiscono i giornali. Insomma, qualcosa di epico.
Renato guarda avanti. Archivia l’avventura olimpica, e nel 1913, dopo aver vinto il titolo italiano assoluto dilettanti, vince per la terza volta consecutiva la Coppa Reale, consegnandosi al mito. A Bologna lo hanno soprannominato “Stuzìga”, perché sul tappeto gli piace provocare gli avversari, facendoli deconcentrare. Ma Bologna ormai gli va stretta, così come l’Italia. Sale sul ring, provando per qualche tempo la via del pugilato, poi guarda oltre. Di là dall’oceano.
LA
CONQUISTA DELL’AMERICA – Negli Stati Uniti c’è una disciplina
che sta prendendo piede velocemente. Si chiama Catch as Catch Can Wrestling, uno
stile di lotta popolare nata sul finire dell’Ottocento, codificata nel 1904,
quando George Hackenscmidt ha conquistato il primo titolo mondiale, infine sdoganata
dalle imprese di Frank Gotch. E’ lì che “Stuzìga” punta la prua del suo spirito
d’avventura, e ci mette davvero poco a conquistare i palazzetti americani. Arriva
a Ellis Island nel dicembre 1914, di lì a poco sta già facendosi conoscere al
New York City Tournament. Entra nel circuito professionistico, gira gli States
e nel 1920, a Boston, diventa campione mondiale tra i “pro”, nella categoria
mediomassimi. In poco tempo è un personaggio famoso, le “Little Italy” delle
grandi città se lo contendono. Una fotografia lo immortala mentre scherza con
Enrico Caruso, esempi di un’Italia che ce l’ha fatta a fare fortuna dall’altra
parte del mondo. Nel 1922 la sua sfida a Ed “Strangler” Lewis porta 12mila
tifosi al Madison Square Garden di New York. Nel 1924, ancora un titolo
mondiale, questa volta assoluto, conquistato a Filadelfia. Mentre in Italia si
è accesa la stella di un altro bolognese, Bruto Testoni della Sempre Avanti, il
virtussino Gardini raccoglie allori a stelle e strisce.
RITORNO A BOLOGNA - Combatterà ancora a
lungo, il campione bolognese. E rivedrà la sua città a metà degli anni Trenta,
esibendosi al Teatro Duse e al Teatro Verdi, durante una tournèe promozionale
che lo porterà anche a Trieste, Milano, Torino e Rimini. La sua opera di
proselitismo continuerà in Sud America, tra Brasile ed Argentina. E purtroppo a
Buenos Aires, nel 1940, un incidente d’auto lo porterà via a soli cinquantun
anni. Consegnandolo alla leggenda dello sport bolognese, e non solo.
Più Stadio, aprile 2020
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