giovedì 12 agosto 2010

Il ragazzo che ama i motori e sogna Londra


di Marco Tarozzi

IMOLA - Fabio Scozzoli un esempio da seguire l’aveva. Si chiamava Domenico Fioravanti. Ancora ragazzino, Fabio si metteva davanti alla tv e gioiva alle vittorie del campione. «Avevo dodici anni, lui gareggiava a Sidney. Puntai la sveglia per vedere la finale dei 100 rana. Quella medaglia d’oro alle Olimpiadi è un’emozione che ancora mi porto dentro».
Dieci anni dopo, Fabio si è preso il bronzo agli Europei sulla stessa distanza. E al “crono” di Fioravanti, quasi un decennio dopo, ha dato una bella limata: nel 2009 è stato il primo atleta azzurro a scendere sotto il minuto, sulla distanza. Ha nuotato in 59”85 in finale alle Universiadi. Un tempo che quel giorno valeva l’argento.
Fabio ha compiuto ventidue anni il 3 agosto. È nato a Lugo, vive a Forlì e tutti lo credono imolese. Perché qui è cresciuto, macinando chilometri nelle corsie dell’Imolanuoto, la società che ha lanciato anche Ilaria Bianchi, primatista italiana dei 100 farfalla. Qui ha trovato il suo guru: Tamas Gyertyanffy, ungherese, un’autorità nel suo campo. A Budapest, proprio dove Fabio si è preso questo bronzo europeo, anni fa ha cresciuto molti talenti. Il più sfavillante è stato Tamas Darnyi, quattro medaglie olimpiche e altrettante iridate in bacheca. Poi, il tecnico magiaro ha virato sull’Italia. Prima Desenzano, poi Imola. Da sei anni tra lui e Fabio è nato un bel feeling. Il ragazzo ha ringraziato il maestro, dopo essere salito sul podio. E il maestro rilancia: «La sua gratitudine per me è motivo d’orgoglio. È un atleta modello, sincero e generoso. E ha grandi margini di miglioramento. Glielo dico sempre: quando non ci saranno più errori da correggere ti manderò a giocare a bocce».
Fabio intanto gioca con i motori. Sono la sua seconda passione. Ha una Bmw serie 1, e quando può spinge sull’acceleratore con gli amici nelle piste di go-kart. Della velocità ama i miti: Valentino Rossi, da buon romagnolo, e la Ferrari. «A dirla tutta, dopo l’addio di Schumi avevo perso interesse. Ma adesso c’è Alonso e mi sono riavvicinato alla Rossa».
Mamma Laura, lughese, fa la dentista, papà Graziano alleva cani. La sorella Silvia, fisioterapista, è stata la prima a prendere la strada della piscina. Fabio le è andato dietro, a sei anni, Non ha più smesso. E ora rilancia: «L’Europeo era il primo passo per trovare autostima. Per crederci davvero. La salita non è finita, ma io e Tamas abbiamo un progetto olimpico e questo bronzo lo rafforza». Destinazione Londra, allora. Inseguendo Fioravanti.

m.tarozzi@linformazione.com

L'Informazione di Bologna, 12 agosto 2010

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