domenica 25 agosto 2024

QUEI SEI TRIONFI EUROPEI

 



Negli anni Trenta, due successi in Coppa dell’Europa Centrale. Poi l’Expo di Parigi, battendo i “maestri” inglesi.
La Mitropa, il trionfo sul Manchester City
e la cavalcata con Mazzone in Intertoto


È vero che il Bologna non si affacciava alla massima ribalta del calcio europeo da sessant’anni. Ma guai a dimenticare la storia, che ci ricorda che è stato il primo club italiano a vincere qualcosa di importante a livello internazionale, ormai quasi un secolo fa. E poi ci sono i numeri, che non mentono mai, e ci parlano di 148 sfide ufficiali con settanta vittorie, quasi il cinquanta per cento. Ci vorrebbero pagine e pagine, per ricordare tutte le partecipazioni rossoblù alle coppe europee; dobbiamo contenerci, e ci limitiamo a ricordare quelle che hanno arricchito con trofei sfavillanti la bacheca della società.

PRIMA VOLTA. Ma prima, diamo spazio a una curiosità. La prima sfida internazionale del Bologna è un’amichevole, con la formula dell’andata e ritorno, e l’avversario un club di Trieste. In quel lontano 1911, la città fa parte dell’impero austro-ungarico, dunque… è straniera. Emilio Arnstein, che nel 1909 era stato tra i fondatori della squadra rossoblù alla Birreria Ronzani, lassù aveva vissuto, e appena ventenne aveva dato vita già tre anni prima al Black Star. Così, il 30 aprile 1911 va in scena la prima trasferta all’estero, con tanto di “intrigo internazionale”: sconfitti 2-1, i giocatori rossoblù sulla via del ritorno vengono scambiati per irredentisti e trattenuti per ore dalla polizia austriaca. Il 14 maggio, la sfida casalinga viene interrotta sul 2-1: Arnstein, occasionalmente nel ruolo di arbitro, concede due rigori ai suoi e i triestini abbandonano il campo infuriati. Tutto si risolve con un “terzo tempo” provvidenziale all’osteria della Cesoia, a pochi metri dal campo di gioco.



PROTAGONISTA. Nella prima metà degli anni Trenta, il campionato è segnato dal dominio della Juventus, che vince cinque scudetti in fila. Ma a livello internazionale Angelo Schiavio e compagni diventano lo squadrone da battere. Conquistando, prima squadra italiana a riuscire nell’impresa, la Coppa dell’Europa Centrale nel luglio del 1932. In panchina c’è Guya Lelovich, ungherese, arrivato in Italia negli anni Venti da giocatore, voluto come spalla da Hermann Felsner una volta diventato allenatore e ritrovatosi prima guida all’improvviso dopo l’addio del boemo. A parte gli inglesi, che snobbano gli altri convinti come sono della propria superiorità, c’è il miglior calcio del continente. Si gioca in piena estate, e il Bologna mostra la sua forza d’urto già nei quarti di finale con il 5-0 rifilato allo Sparta Praga; il ritorno è una formalità, anche se l’arbitro ci mette del suo per favorire i cechi, che vincono 3-0. In semifinale c’è il First Vienna, che ha in squadra i nazionali Hoffman, Rainer e Blum. Al Littoriale finisce 2-0 con le reti di Sansone e Maini, risultato difeso coi denti nella partita di ritorno, vinta dagli austriaci per 1-0. Senza saperlo, il Bologna ha già il trofeo in tasca. Nell’altra semifinale, incidenti assortiti tra Juventus e Slavia Praga portano all’esclusione di entrambe, e la truppa di Lelovich vince a tavolino la Coppa.


DOPPIETTA
. La seconda volta è nell’estate del 1934. Le squadre invitate al torneo sono le prime quattro dei campionati italiano, ungherese e austriaco. I rossoblù affondano il Bocksay Debreczin, poi strapazzano il Rapid Vienna, con goleada al Littoriale (6-1 con doppiette di Reguzzoni e Schiavio) e ko ininfluente in Austria (1-4), e in semifinale il fortissimo Ferencvaros di Sarosi (1-1 in trasferta e clamoroso 5-1 al Littoriale). In finale c’è l’Admira Vienna, che ha tra i titolari parecchie colonne del Wunderteam. Il 5 settembre del ’34, in Austria, i rossoblù cedono di misura, 2-3. Quattro giorni dopo si prendono la rivincita con gli interessi: davanti al proprio pubblico Carlo “Rigoletto” Reguzzoni è una furia: ne mette tre alle spalle di Platzer, numero uno del Rapid, e al resto pensano Maini e Fedullo. Finisce 5-1, con un’altra coppa prestigiosa da mettere in bacheca.



NEL SEGNO DI WEISZTre anni più tardi, con il grande Arpad Weisz in panchina, il Bologna va ad insegnare calcio anche agli inglesi, al Torneo Internazionale dell'Expo di Parigi. Nel 1937, appena vinto il quarto scudetto della sua storia, affronta la kermesse parigina ed è l’apoteosi. Cadono in sequenza i francesi del Sochaux  (4-1), i cechi dello Slavia Praga (2-0) e infine anche gli inglesi: in finale il Chelsea è asfaltato, 4-1 con la solita tripletta di Carlo Reguzzoni. In Europa non c’è una squadra di club che valga il Bologna.



SOTTOSTIMATO. A metà degli anni Cinquanta, la vecchia Coppa dell’Europa Centrale è diventata Mitropa Cup. Non è più un trofeo brillantissimo, anche perché il calendario si è infittito: oltre alla Coppa dei Campioni, destinata alle squadre vincitrici dei campionati nazionali, sono nate e hanno fatto proseliti Coppa delle Coppe e Coppa delle Fiere. Ma tutti sanno quanto il presidente Dall’Ara tenga all’appuntamento, e pazienza se tra gli addetti ai lavori qualcuno si è già affrettato a ribattezzarla “Coppa del Nonno”. Nel 1961 partecipano club di tre sole nazioni: Austria, Italia e Cecoslovacchia. Nella fase eliminatoria i rossoblù pareggiano con la Sampdoria e battono Stalingrad e Austria Vienna. Dopo questo successo, arriva il passaggio di testimone in panchina: dalle semifinali in poi, al posto di Federico Allasio arriva Fulvio Bernardini. La semifinale va in scena in autunno, contro i cecoslovacchi del Kladno. In trasferta, il Bologna vince 2-1, al ritorno al Comunale fa il minimo sindacale, vincendo 1-0 con il gol del diciottenne Mario Rossini. In finale c’è da affrontare un’altra squadra cecoslovacca, lo Slovan Nitra, avversario modesto ma capace di eliminare dalla competizione altre due italiane, Torino e Udinese. A Nitra i rossoblù vanno in vantaggio con Nielsen e Perani dal dischetto, ma si fanno raggiungere sul 2-2. Nel ritorno al Comunale, il 4 aprile 1962, sotto una pioggia battente e con poche migliaia di tifosi sugli spalti in una giornata feriale, non c’è storia: Demarco, Pascutti e Nielsen firmano il 3-0 e tutti hanno fretta di correre al riparo, persino Bernardini che non aspetta in campo che il presidente Terpikto consegni la coppa a capitan Pavinato. Ma Renato Dall’Ara si gode il momento.



LEGGENDARI. Nel 1970 tocca a Edmondo Fabbri, l’ex Ct azzurro che ancora rimugina e soffre per il ko del ’66 contro la Corea. Ma grazie a lui, il Bologna torna a mettere trofei in bacheca. Dopo la Coppa Italia conquistata a giugno, a settembre è la volta della Coppa Italo-Inglese, a finale diretta con andata e ritorno. Ci sono la squadra vincitrice della Coppa Italia, appunto il Bologna, e quella che ha conquistato la Football League Cup, ovvero il Manchester City. Che ha un blasone enorme: due anni prima è stato campione d’Inghilterra e cinque mesi prima ha trionfato in Coppa delle Coppe. In rosa ha cinque nazionali inglesi: il portiere Corrigan, Doyle, Bell, Lee e Summerbee. Oltre a capitan Tony Book, “the Maine man”, bandiera del club. Al Comunale i rossoblù vincono di stretta misura, 1-0 firmato da Rizzo. Al ritorno il Maine Road, “fortino” dei Citizens, è una bolgia. Il Bologna trova i suoi eroi in Vavassori, che para l’imparabile, e Bruno Pace, esaltato dalla ribalta europea, che mette lo zampino nei gol di Perani e Savoldi. Finisce 2-2 e il Bologna alza la coppa. Anche gli inglesi, duri al limite della scorrettezza in campo, fanno ala all’uscita dei vincitori, applaudendo. È il 23 settembre 1970.



ULTIMO ALLORO. L’ultimo successo europeo è del 1998. Carlo Mazzone fa volare i rossoblù nella Coppa Intertoto: nell’estate, cadono il National Bucarest e poi la Sampdoria di Spalletti in semifinale. L’ultimo atto è col Ruch Chorzow, già all’andata torna in campo (al 75mo) un rinato Beppe Signori . Finisce 1-0 al Dall’Ara, e due settimane dopo, a casa loro i polacchi tentano il tutto per tutto, si scoprono e il Bologna vince 2-0. Non è solo un trofeo che va ad arricchire la bacheca: vale anche un posto in Coppa Uefa, e da questo momento la squadra inizierà un cammino da protagonista che lo porterà fino a un passo dalla finale.

"Nelle Valli Bolognesi", n. 61/  2024


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