venerdì 19 novembre 2010

Un uomo solo. Al comando?


di Marco Tarozzi

Sergio Porcedda è un uomo solo. Ha sperperato una dote immensa: aveva dalla sua i tifosi del Bologna, pronti a difenderlo fino a ieri anche contro le voci che predicavano prudenza, disposti per amore a scambiare la volontà-necessità di tenere gli occhi aperti per catastrofismo preventivo. Sentimento che non ci sentiamo di condannare: avevano bisogno di speranza, i cuori rossoblù. E le prime mosse del neopresidente ne avevano regalata a profusione. Cambio di rotta, squadra giovane e di prospettiva, decisione e piglio arrembante. Ma i nodi sono venuti al pettine in fretta. Quando, una dietro l’altra, sono arrivate quelle scadenze di cui Porcedda non voleva sentir parlare, meno che mai da chi a suo dire non ne aveva facoltà.
Sergio Porcedda è solo perché adesso ha intorno solo innamorati traditi, ai quali fino a pochi giorni fa assicurava un futuro tranquillo. E anche tra i suoi collaboratori c’è gente che si interroga, che non ha capito, che è rimasta ai margini delle ultime rincorse ai pagamenti. Ci fosse il tempo, vorremmo entrare nei suoi pensieri per capire cosa lo ha spinto ad affrontare quest’avventura, questo triplo salto mortale senza rete, perché è ancora forte l’impressione che quest’uomo dai modi garbati e risoluti abbia fatto davvero un clamoroso errore di valutazione, spinto da chissà quale fuoco interiore. Ci fosse il tempo. Non c’è: davanti al Bologna c’è un precipizio spaventoso. Per tutti noi, che amiamo questa storia e questi colori, adesso il vero problema è soltanto questo.


L'Informazione di Bologna, 18 novembre 2010

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