sabato 3 settembre 2011

CIAO CAPIREX, ULTIMO HIGHLANDER




di Marco Tarozzi

“The fundamental things apply, as time goes by”. Proprio così: è nel momento dell’addio che Loris Capirossi può finalmente voltarsi indietro, stringere tra le mani il suo passato, rivedere il lungo film delle sue vittorie, delle sue grandi gioie e delle non poche delusioni, che sono comunque servite a renderlo uomo. Si ritira un campione vero, uno che ha attraversato tre generazioni di piloti battendosi sempre come quando, ragazzino, entrò senza timori reverenziali nel mondo del Continental Circus. È stato testimone e protagonista di un motociclismo che non c’è più, ha traghettato quella sua passione d’altri tempi nel mondo della MotoGp, vivendone fin qui l’intera epopea.
L’UOMO DEI RECORD Capirex è l’uomo dei record, oggi che vive da “highlander” delle piste come ieri, quando ci si affacciava da novizio. Allora, era il 1990, fu il più giovane centauro a conquistare un titolo iridato. Aveva 17 anni e 165 giorni, nessuno ha ancora migliorato quel record, in un motomondiale in cui i ragazzini sgomitano. Oggi ha stracciato tutti i primati di longevità: 22 stagioni iridate, 324 gare disputate, 99 podi e una dannata voglia di fare 100, nonostante anche la Pramac, come negli ultimi anni la Suzuki, gli stia regalando ben poche soddisfazioni. Ma quel desiderio è venuto a galla anche alla conferenza d’addio, di giovedì, quando scherzando con Rossi, Stoner, Pedrosa e Spies, venuti ad onorarlo, ha ricordato che «me ne manca uno, e se magari avete un occhio di riguardo e mi fate fare cifra tonda...»
TUTTO IN UN SORPASSO Tre titoli mondiali. Quello d’esordio nella 125, con la Honda del Team Pileri, e il bis un anno dopo, più quello del 1998 in 250, con l’Aprilia. Quello che resta nella memoria collettiva per il sorpasso ai danni di Tetsuya Harada, compagno di squadra e unico avversario ancora in lizza con lui per il titolo, all’ultima curva del gran premio decisivo, quello d’Argentina. Un’entrata decisa che gli regalò il mondiale e gli costò un licenziamento, ritenuto ingiusto anche dal tribunale che in seguito dette ragione a Capirex nei confronti di Aprilia, condannata a riconoscergli una cifra di un milione e mezzo di euro per chiudere la questione.
GLI ANNI DELLA ROSSA Tre titoli mondiali, e avrebbero potuto essere di più. Perché in ventidue stagioni Loris ha fatto anche i conti con la sfortuna. Incidenti anche pesanti, la squalifica al Mugello nel ‘99, e quel titolo di MotoGp che avrebbe potuto essere suo se Sete Gibernau, suo compagno di squadra in Ducati, non lo avesse buttato fuori pista a Barcellona. Sarebbe stato un altro record, se Capirex avesse portato la Ducati in cima al mondo un anno prima di Stoner. E il caos mediatico acceso dal passaggio di Valentino Rossi alla corte di Borgo Panigale non deve far dimenticare che il binomio “moto italiana-pilota italiano” sul trono della classe regina, che ancora attende l’erede di Giacomo Agostini, avrebbe potuto essere proprio Capirossi-Ducati, se il destino non avesse avuto altri disegni. Ma restano quei cinque anni vissuti in sella alla Desmosedici, una scommessa cresciuta insieme, lui e i tecnici di Borgo Panigale. E ad oggi, Capirossi è l’unico insieme a Casey Stoner ad essere riuscito a domare il carattere scorbutico della Rossa da MotoGp. Facendola anche crescere, scusate se è poco.
GLI ULTIMI FUOCHI Ci aspettavamo l’addio a metà agosto, a Brno. Posto classico degli annunci per l’anno che verrà. Lì, invece, Capirex sembrò possibilista su un eventuale passaggio in Superbike. Si lasciò sfuggire un «perché no...» che teneva aperto uno spiraglio sul futuro. Ma poi ci ha pensato a lungo. Ha ascoltato Ingrid, sua moglie, e chi gli è vicino. Ha guardato negli occhi il piccolo Riccardo. E si è dato tempo fino a Valencia per cercare di raddrizzare un’annata storta su piste a lui congeniali come Motegi, Philip Island, Sepang. «Lì ho vinto molto. E poi chissà: una giornata di pioggia, magari un po’ di culo...»
STANDING OVATION Avrebbe voluto chiuderla diversamente, la carriera. Avrà ancora tentazioni, è certo. Ma sembra risoluto. Deciso come in queste ventidue stagioni che ci hanno regalato un talento delle piste ma anche un uomo mai fuori dalle righe, che anche in questi ultimi anni difficili non ha voluto cambiare sè stesso, continuando a lottare in salita. Se ne va un campione. Standing ovation.

L'Informazione di Bologna, 3 settembre 2011

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