venerdì 13 agosto 2010

Rossi-Ducati, scene da un matrimonio


di Marco Tarozzi

Insomma, è fatta. Giù la maschera, il matrimonio tra Valentino Rossi e la Ducati è una realtà, e non certo da oggi. Che poi, per una sorta di “gentlemen agreement” tra il team di Borgo Panigale e Yamaha, si sia deciso di aspettare il fine settimana di Brno per annunciarlo, è un dettaglio. Troppo interesse aveva la Yano i giapponesi a non rovinarsi la festa americana di Laguna Seca, e in cambio potrebbe arrivare a Valentino il permesso di prendere confidenza con la Desmosedici già nei test di Valencia, appena finito il campionato, senza dover attendere la scadenza naturale del contratto. Tutto rimandato a Brno, allora: e stavolta il Dottore e la Rossa di Borgo Panigale si dichiareranno amore reciproco, dopo sette lunghi anni di corteggiamento da parte dell’azienda bolognese.
LA LUNGA CORTE - Ci provò nel 2003, la Ducati. Mentre Rossi stava divorziando da Honda. Ci fu una visita in azienda, si parlò di progetti futuri e tutto finì lì. Abboccamenti anche nel 2006, sempre senza esito. Poi, Ducati ha scelto di partire da lontano: mettendo a contratto per la stagione 2009 Nicky Hayden, compagno perfetto di Vale ai tempi della Honda. E una serie di eventi ha accellerato l’operazione. Prima i problemi di stress di Stoner e la “fuga” in Australia, a fine stagione 2010, che portarono il team a fare un’offerta a Jorge Lorenzo. Poi l’addio di Livio Suppo, che l’australiano raggiungerà alla Honda nella prossima stagione. Quest’anno, infine, ci ha pensato Yamaha, mostrando di avere ormai scelto Lorenzo, e non seguendo più di tanto il Dottore dopo la caduta al Mugello. Ad altissimi livelli, lo sport non prevede riconoscenza. Allora Valentino ha sciolto le riserve. E ha accettato l’ennesima offerta della Ducati.
L’ACCORDO - Offerta di quelle imperdibili, va detto. Tra i 12 e i 13 milioni d’ingaggio, che la casa di Borgo ha potuto mettere sul piatto con il supporto di Marlboro, Fiat e Alice. Due anni di contratto, e poi via libera per un futuro di Vale su un’altra Rossa: la Ferrari, che lo attende dal 2013, quando potrà offrirgli una terza macchina per portarlo, finalmente, sui circuiti di Formula Uno. In questo assalto non va messo in secondo piano il lavoro di Filippo Preziosi, l’uomo nella cui mente si annidano i segreti della Desmosedici. L’amicizia tra il campione e l’ingegnere della Ducati è stata decisiva, in tutta l’operazione.
CAMBIAMENTI - Da lunedì il mosaico si sistemerà. Valentino in Ducati, con Hayden; Lorenzo numero uno in Yamaha, con accanto Ben Spies, che diventerà “ufficiale” dopo un anno di rodaggio in una scuderia satellite. Con Stoner, alla Honda, resterà Pedrosa, e a farne le spese sarà Andrea Dovizioso. Tramontata l’ipotesi della terza Honda, per lui si aprono due strade: Team Gresini, accanto a Simoncelli, con una Honda “quasi” ufficiale, o Yamaha Tech 3. Mentre Loris Capirossi è a un passo dal ritorno in Ducati, seppure alla corte del Team Pramac. Ma deve rivedere il suo cachet.
PER LA LEGGENDA - È una sfida titanica, quella che attende il Dottore. Certamente, l’ultima della sua strepitosa carriera. Fino all’inizio di questa stagione non era affatto convinto di affrontarla, e immaginava di chiudere in Yamaha. Il mutare (talvolta il precipitare) degli eventi lo ha definitivamente convinto. E adesso ha un paio di sfide da giocare, che potrebbero fargli fare un passo in più nella leggenda. La prima: da 38 anni (Agostini-MV Agusta) manca un’accoppiata tutta italiana sul gradino più alto della classe regina. La seconda: solo quattro piloti hanno conquistato il titolo, in 500 o MotoGP, con due marche diverse. Sono Geoff Duke, Mino Agostini, Eddie Lawson e lo stesso Rossi. Riuscisse a farcela anche con la Ducati, Vale resterebbe solo: nessuno ha mai fatto tris. Finora.

UN GRANDE COLPO PER SCACCIARE LA CRISI

Ci voleva, una notizia del genere. Perché anche se fa di tutto per nasconderlo, il carrozzone della MotoGP la crisi l’ha sentita, eccome. Navigando nella stagione meno esaltante della sua breve storia, la classe regina sembra quasi immobile, nell’attesa del grande annuncio che dovrebbe cambiarle il cammino. Perché è fuori discussione che il binomio Rossi-Ducati è destinato a far parlare di sè. Anzi, lo sta già facendo, da quando la notizia ha cominciato a farsi, di giorno in giorno, sempre più credibile.
Per Yamaha Valentino Rossi ormai rappresenta il passato. La casa di Iwata ha scoperto le carte, facendo ben intendere di voler puntare tutto sul talento (e sulla gioventù) di Jorge Lorenzo. Valentino ha cercato di ristabilire le gerarchie in pista, ma la caduta al Mugello ha compromesso definitivamente i suoi progetti. Vale è un ragazzo acuto, intelligente. Ha capito subito l’aria che tirava, e che il vento era cambiato. Proprio al Mugello la Ducati si è rifatta sotto. E ha accettato le sue richieste, in toto, con gli sponsor che le hanno coperto le spalle sognando ad occhi aperti questo connubio.
Adesso i riflettori si accenderanno su una carovana che aveva ammucchiato un po’ di polvere. E anche quest’anno, in qualche modo di transizione, va verso l’epilogo. Non ce ne voglia Lorenzo, che sta portandosi a casa il suo titolo mondiale festeggiando le vittorie in pista con messe in scena che sembrano, anche quelle, sbiadite ripetizioni degli sketch del Dottore. Poi, si ricomincerà da quei due nomi che esaltano la fantasia degli appassionati.
Non parte da zero, Rossi. Parte da un team che ha saputo crescere e imporsi, che ha sfiorato un titolo con Capirossi nel 2006 e l’ha conquistato con Stoner l’anno dopo. Nessuno esce sconfitto, a ben guardare. La Yamaha resta la moto da battere, e ha in casa il futuro campione del mondo. Stoner vivacchia in Ducati in attesa di rilanciarsi con la nuova Honda. Valentino è pronto per la sua sfida, e per dimostrare che può domare questa Rossa considerata troppo bisbetica.
Qualcuno paragona questo storico passaggio a quello, a strade invertite, che portò Agostini dalla MV in Yamaha nel 1975. Ma allora Ago se ne andava da una scuderia in grave crisi per sposare la causa di quella emergente. Stavolta Valentino lascia il team più rodato, quello vincente. Ma non va verso l’ignoto, questo no. Va in Ducati, un nome che è una garanzia.
m.tar.

m.tarozzi@linformazione.com

L'Informazione di Bologna, 13 agosto 2010

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