lunedì 10 maggio 2010

Subito un progetto per la A per ritrovare il feeling perduto


BOLOGNA-CATANIA 1-1
Quarantuno punti. Salvezza. Con un turno di anticipo. Il Bologna resta in Serie A, dopo una partita giocata a non ferirsi, dentro un pomeriggio che sembra un paradosso.
In campo, la felicità dichiarata, a gesti e a parole, da un gruppo che ha viaggiato controvento. Partendo male, cambiando timoniere, recuperando terreno, stringendo i denti. Un mese di fiammate entusiasmanti, poi un finale in sofferenza, sette punti nelle ultime dieci partite, una corsa più di cuore che di gambe, con la testa girata all’indietro.
Intorno al campo una festa contenuta, applausi ai giocatori ma proteste, cori, dissenso nei confronti di chi questo Bologna ha cercato di tenerlo in linea di galleggiamento, pur con una buona dose di errori ammessi con sincerità, pur tra decisioni prese, ripensate, rimandate. Proteste contro la società, contro la famiglia Menarini.
“Meritiamo di più”, mandano a dire i tifosi. Siamo i primi a saperlo, risponde il presidente Francesca Menarini, aggiungendo che no, questi segnali non li capisce, proprio nel giorno in cui l’approdo è sicuro.
Non è stata una settimana facile, quella che ha portato alla salvezza. I nervi erano tesi. Persino uno come Franco Colomba, persona per bene e tecnico avvezzo alla navigazione in acque tempestose, ha manifestato il suo dissenso. Lui che ha ragione a dire che la sua parte l’ha fatta. La sua opera è completata, sta scritta nei numeri. Quando arrivò, col sogno di essere profeta in patria, il Bologna aveva messo insieme sei punti in otto partite. Non aveva gioco e non aveva, soprattutto, certezze di futuro. Lui ne ha aggiunti trentacinque, un bottino prezioso. Ha costruito un fortino intorno a un gruppo demotivato, e lì dentro ha lavorato sulle teste più ancora che sulle gambe. Ha rimesso in gioco gente che si era chiamata fuori. Poi, certo, ha fatto le sue scelte. A volte di coraggio, altre di prudenza. Ha cambiato poco, ha riproposto spesso facce di cui si fidava. Talvolta ci ha lasciato perplessi: su un paio di scelte di Bergamo, per dire, ancora ci facciamo domande. Ma la sua partita, lunga una stagione, Colomba l’ha vinta. Il destino gli riserva strade in salita, e rompicapo che quasi sempre riesce a risolvere.
Ecco, fin qui il futuro è solo Franco Colomba. E questo (meglio: anche questo) alimenta il dissenso. Nel periodo migliore della risalita, dietro alla squadra c’era un’idea di solidità societaria. La strada sembrava imboccata anche sotto questo aspetto. Poi, è tornato il tempo dei dubbi e delle riflessioni. Dell’incertezza.
Ora che il Bologna è salvo, bisogna costruire il domani. Non è una questione di nomi. Piaccia o meno il progetto-Baraldi, è tempo di decidere. Di scegliere una strada e di percorrerla. Questo, in fondo, è il messaggio. Meritiamo di più, lo dicono i tifosi e lo pensano tutti, anche la famiglia Menarini. Meritiamo un futuro migliore, dunque iniziamo a pensarlo e a progettarlo.

L'Informazione di Bologna, 10 maggio 2010
(foto di Roberto Villani)

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