mercoledì 22 settembre 2010
La notte della "Casaglia"
di Marco Tarozzi
Era la nostra iniziazione. Noi, che avevamo la corsa nel cuore, ci davamo appuntamento lì, davanti al bar Edison. C’erano quelli che potevano attaccarsi il numero, perché avevano i ritmi giusti nelle gambe, e quelli che si accontentavano di appoggiarsi alle transenne, per veder passare le leggende dell’atletica. Non c’erano poi tante occasioni, in quei tempi. E noi di Bologna ci sentivamo gente fortunata, perché sulle strade della “Casaglia”, grande corsa che spaccava le notti di settembre, i campioni arrivavano davvero. Cominciò Pippo Cindolo, un pioniere. Capelli lunghi e baffi da moschettiere che colpivano il nostro immaginario. E in lui c’era molto più del look, perché fu il primo azzurro a farsi largo, negli anni Settanta, nel mondo internazionale di maratona. Poi arrivò Frank Shorter, l’amico fraterno di Prefontaine che aveva vinto l’oro olimpico di maratona a Monaco ‘72. E Franco Fava, maestro e avventuriero della corsa in quei tempi eroici e irripetibili. E via via Da Silva, Solone, Hagelsteens, Vainio. E Gelindo Bordin, protagonista di questa classica dal percorso fuori del comune molto prima di diventare l’eroe di Seul per tutti gli italiani. Quando sparì, per tredici lunghe stagioni, ci sentimmo improvvisamente orfani. E più poveri. Il terzo millennio, e gli sforzi dei “duri e puri” dell’Acquadèla, ce l’hanno restituita, regalandoci nuove emozioni e riaccendendo la memoria. Per questo venerdì sera saremo ancora lì. A innamorarci dell’atletica, come fosse la prima volta.
L'Informazione di Bologna, 21 settembre 2010
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