mercoledì 8 settembre 2010

Scozzoli, il campione coi piedi per terra


di Marco Tarozzi

Fabio Scozzoli, ma davvero aveva paura dell’acqua, da ragazzino?
«Tutto vero. I miei genitori mi portarono in piscina, visto che già ci andava mia sorella Silvia. Volevano che facessi sport e così era più comodo per tutti. Poi Silvia ha smesso e io sono andato avanti».
Oggi si portano i bambini in piscina a pochi mesi...
«Io ci sono andato relativamente tardi. A sette anni. Forse per questo, all’inizio, l’acqua mi spaventava. Ma ho insistito, per fortuna. E la faccenda mi ha preso, mi sono innamorato del nuoto».
A mente fredda, si è reso conto di quello che ha fatto agli Europei?
«Sono sincero, non ero andato là per vivacchiare. Magari non era scontato che tornassi a casa con due medaglie, ma la finale era l’obiettivo minimo. Volevo arrivarci migliorando i miei tempi. Ho lavorato tanto per questo».
Ha detto: del bronzo sui 100 rana mi piace il valore, dell’oro sui 50 il colore.
«Beh, i 100 sono la mia gara. E sono distanza olimpica, tra l’altro. Lì puntavo alla medaglia, non l’ho mai nascosto. I 50 sono un’altra storia. Gara veloce, secca, dove entrano in gioco tanti fattori. Bisogna curare i particolari: la potenza, la subacquea. Dettagli, ma se non ci lavori su non ci arrivi di sicuro, davanti a tutti».
Lei ci ha lavorato insieme a Tamas Gyertyanffy, il suo tecnico. Una leggenda del nuoto che si è rimessa in gioco a Imola. Siete partiti e cresciuti insieme, in quest’avventura.
«Tamas non ha bisogno di crescere, con quello che ha fatto per questo sport. Lavoriamo insieme da sei anni, e col tempo tra tecnico e atleta si instaura un rapporto di fiducia totale. Viaggiamo in perfetta sintonia. È importante, se vuoi arrivare a certi livelli devi trovare qualcuno a cui affidarti con convinzione assoluta».
Non ha scelto un allenatore da compromessi.
«Tamas non ha peli sulla lingua. Il che in certi ambienti può anche creargli problemi, ma per me è semplicemente un grande pregio. Mi piace che sia così, e gli devo quello che sono adesso».
Già, che cosa è diventato Fabio Scozzoli? E come si sente da campione d’Europa?
«Come quando sono partito per Budapest. Mi rendo conto che come atleta ho raggiunto una dimensione diversa, rispetto a prima. Ma non voglio che questo mi cambi. Sono un ragazzo con i piedi ben piantati in terra. Uno semplice, dopo tutto».
Un ragazzo di paese. Di San Martino in Villafranca, il suo paese a un pugno di chilometri da Forlì, è diventato il figlio più illustre.
«Siamo gente tranquilla. Mi hanno fatto una gran festa quando sono tornato da Budapest, ma non ho potuto nemmeno godermela fino in fondo, dovevo ripartire subito per i tricolori in vasca corta di Ostia».
Altri tre titoli. Momento d’oro, niente da dire.
«Sono contento, sì. Sto bene, perché dovrei accontentarmi? È un po’ quello che ho pensato nei due giorni che separavano la finale dei 100 da quella dei 50, agli Europei».
Il bronzo che ha preparato la strada all’oro...
«Psicologicamente mi ha dato una bella carica. Ma non era matematico: avrei potuto sentirmi appagato, perdere la concentrazione. Sarebbe stata una sciocchezza, dopo tanto lavoro».
Della sua Forlì ci ha detto. Ma ammetta che sente un po’ sua anche Imola.
«E la mia società, l’Imolanuoto. Agonisticamente sono cresciuto lì. E sono molto legato alla città, ho coltivato tante amicizie imolesi in questi anni. Gareggio per un gruppo fatto di gente vera, che mette passione nelle cose che fa, che ama il nuoto. Dal presidente agli allenatori, fino ai compagni di vasca. In certe grandi società non si respira la stessa aria. Le questioni economiche, amministrative spesso prendono il sopravvento. Da noi è diverso. Io all’Imolanuoto mi sento in famiglia».
E la famiglia che l’ha portata in piscina tanti anni fa? Che dicono papà Graziano e mamma Laura di questo figlio ormai famoso?
«Si godono i miei successi. Forse si emozionano anche più di me. Io ci sono dentro, devo guardare avanti, loro li ho visti proprio commossi.»
Guardare avanti. Fino a Londra 2012, naturalmente.
«Un passo alla volta. Ci sono Europeo e Mondiale in vasca corta, poi i Mondiali del 2011. E poi, certo, le Olimpiadi».
Adesso però se ne andrà finalmente in vacanza.
«Sicuro. Stacco una decina di giorni».
Mete esotiche?
«Come no. Lido di Classe, con i miei amici. E in acqua solo per fare il bagno».

FABIO SCOZZOLI è nato a Lugo il 3 agosto 1988. Mamma Laura, dentista, frequentava la città ravennate per lavoro, ma la famiglia è originaria di San Martino in Villafranca, provincia di Forlì, dove risiede. Tesserato per l’Imolanuoto e per l’Esercito, è allenato dal tecnico ungherese Tamas Gyertyanffy. È il primo ed unico italiano ad aver abbattuto il muro del minuto nei 100 rana in vasca lunga, nuotando in 59”85 alle Universiadi di Belgrado. In vasca corta ha nuotato i 50 rana in 26”23 e i 100 in 57”01, anche questo primato nazionale. Agli Europei di Budapest si è messo in luce vincendo il titolo continentale nei 50 e il bronzo nei 100, ma in precedenza aveva già conquistato due argenti alle Universiadi 2009 a Belgrado (100 rana e 4x100 mista) e un bronzo ai Giochi del Mediterraneo 2009 di Pescara (4x100 mista). Ha in bacheca sei titoli italiani, gli ultimi tre vinti nei giorni scorsi agli Assoluti estivi in vasca corta di Ostia.

L'Informazione di Bologna, 22 agosto 2010

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